Marta Grima ha raccontato il quadro dell’artista Giada Russo, situato nell’anticamera e intitolato “La danza dell’Aria”.
Mina potrebbe dipingere ovunque, sospesa nel cielo o arenata sul fondo del mare, ma solo in un posto riesce davvero a trovare l’ispirazione: la piazza che precede la porta principale di accesso alla città.
È lì che si incanala il vento e vortica tra le mura robuste delle case basse, soffiando sui mercanti di tessuti, sui fornai di guardia al pane appena sfornato e sulle donne che danzano al suono del bandoneon.
Gli strumentisti battono i piedi a terra con la precisione di un metronomo e a Mina sembra sempre che il suo battito del cuore a poco a poco si uniformi a quell’andatura, finendo per influenzare anche il pennello sulla tela, prima disordinato, adesso armonico e melodioso al ritmo scandito dalle suole di cuoio.
Mina va in piazza ogni domenica pomeriggio e vi rimane fino alla sera; guarda il tramonto attraverso il fumo dei comignoli, osserva il sole eclissarsi dietro i tetti e tingere d’oro i mattoni impolverati, si perde nei passi delle donne che ballano incuranti del freddo e della notte, adegua le sue pulsazioni cardiache ai movimenti rapidi delle loro gambe e ai colpi regolari dei musicisti sul pavimento della piazza.
Una domenica, poco prima che il buio inghiotta gli ultimi resti di luce, una danzatrice le si avvicina.
«Mi chiamo Miriam», dice.
«Io sono Mina.»
«Che dipingi?»
«Te.»
«E come mi stai dipingendo?»
«Come una nota che danza sospinta dal vento.»
È notte, dal mare arriva una brezza salata e umida, la luna piena proietta un fascio di luce aranciata; Mina e Miriam sorridono, poi si separano: Mina lascia la piazza, Miriam torna a ballare, ma i cuori battono ancora in sincronia.
Commentaires